Fu edificata fuori dalle antiche mura urbane, a ridosso di un torrente lungo il quale s’inerpicava uno dei principali sentieri d’accesso alla città, itinerario molto frequentato, tra l’altro, per la significativa presenza di mulini ad acqua.
La chiesa venne eretta a cura dell’omonima congregazione, certamente dopo il rinvenimento del corpo di S. Rosalia sul Monte Pellegrino (1624), ma della modesta aula originaria oggi rimane ben poco, essendo stata completamente ricostruita a navata unica e nelle attuali dimensioni dopo la metà del XVIII sec.
Uniche fortunate testimonianze superstiti dell’apparato figurativo e decorativo proveniente dal tempio seicentesco sono la statua lignea della Santa, dorata e policroma, un crocifisso tra dolenti (prima metà del XVII secolo) ed un portale, odiernamente ricomposto sul retro della chiesa, con architrave inciso e datato al 1666.
Modifiche strutturali e decorative intervennero dopo il 1750, tra le quali si annoverano il portale, il campanile e alcuni altari nei quali avvenne la sostituzione di statue con dipinti e viceversa. Danneggiata dal sisma del 1967, la chiesa è stata riaperta al culto dopo alcuni anni, ma con pesanti manomissioni. All’interno, inoltre, due dipinti dell’ambito di Vito D’Anna, riconducibili alla seconda metà del XVIII sec. (G. Travagliato)